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      La tradizione delle famiglie nobili aggiunse altre notizie fra le quali moltissime, per esempio, si riferiscono alla gente Fabia. In altre leggende furono simbolizzate e istoriate antichissime istituzioni popolari, come la santità delle mura nel racconto della morte di Remo; l'abolizione della vendetta del sangue nel racconto della fine di re Tazio; il bisogno di statuire il modo di costruire e di levare il ponte di legno nella leggenda d'Orazio Coclite(63); l'origine dell'appello di grazia nella bella narrazione degli Orazi e dei Curiazi; la istituzione della manumissione e del diritto di cittadinanza dei liberti nella leggenda della congiura dei Tarquinii e dello schiavo Vindicio.
      Appunto a quest'epoca appartiene la leggenda della fondazione della città, destinata a mostrare l'originaria connessione di Roma col Lazio e della comune metropoli dei Latini con Alba. Sui soprannomi degli illustri romani si fecero amplificazioni e supposizioni storiche; e così intorno al nome di Publio Valerio il servo del popolo (Poplicola) si raccolse una serie di anneddoti, e moltissimi racconti religiosi analoghi a quelli, che mille anni dopo fecero scaturire sullo stesso terreno le mirabilia urbis, si raggrupparono intorno al sacro fico e ad altre reliquie e luoghi memorabili della città. È probabile che fin d'allora esistesse una specie di fondo comune, sul quale si venivano disegnando diverse leggende, come la successione dei sette re, l'indicazione del complessivo loro regno di 240 anni, nata senza dubbio da un conto istituito sul numero delle dinastie(64), e non è neppure impossibile che fin da allora si cominciassero a introdurre simili indicazioni nei registri pubblici.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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