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      È bensì provato, che all'epoca della genesi dell'architettura ellenica, gli Elleni non conoscevano ancora l'arco e che perciò dovettero accontentarsi per i loro templi del solaio piano e dei tetti ad angolo; ma l'arco può benissimo essere una più recente invenzione degli Elleni nata dalla meccanica razionale; e infatti la tradizione greca lo attribuisce al fisico Democrito (294 = 460, 397 = 357).
      Quando si riconosca la priorità dei Greci anche nelle costruzioni arcuate, si può benissimo ritenere ciò che per molti argomenti, e forse con buon fondamento di ragione, molti sostengono, che le volte della cloaca massima romana e la volta che fu murata per coprire l'antico pozzo capitolino, il quale in origine aveva una tettoia piramidale, siano i più antichi edifici conservati, nei quali sia stato applicato il metodo dell'arco, sembrando più che verosimile che queste costruzioni con archi non siano dell'epoca dei re, ma che appartengano all'epoca repubblicana; giacchè all'epoca dei re, anche in Italia, non si conoscevano se non tetti piani o acuminati.
      Ma sia pure quale si voglia l'opinione sull'invenzione dell'arco, ciò non toglie che la sua applicazione in grandi proporzioni è per la scienza, in generale, e per l'arte architettonica in particolare tanto importante, quanto la prima invenzione: e nessuno potrà negare che questa applicazione appartenga ai Romani.
      Col quinto secolo comincia la costruzione delle porte, dei ponti e degli acquedotti basata essenzialmente sul sistema dell'arco, e questo modo di costruzione conservò d'allora in poi il nome di costruzione romana.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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