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      La plastica romana si applicò prima di tutto e particolarmente ai lavori in terra cotta, rame e oro, materie che abbondavano agli artisti per le ricche cave d'argilla, per le miniere di rame e pel commercio dell'Etruria. Le immense masse di bassorilievi e di statue di terra cotta, con cui erano ornati i frontoni, i tetti e le pareti degli antichi templi etruschi, come lo provano i resti che ne sono rimasti e lo smercio che l'Etruria ne faceva nel Lazio, ci dimostrano quale sviluppo avesse preso questa maniera di lavorare.
      Nè con minor attività s'attendeva alla fusione dei metalli.
      Artefici etruschi ebbero il coraggio di fondere delle statue colossali in bronzo dell'altezza di cinquanta piedi, e dicesi che in Volsinio, la Delfo etrusca, esistessero, intorno l'anno 489, circa duemila statue di bronzo. La scultura in marmo invece nell'Etruria, come da per tutto, fiorì molto tempo dopo: oltre le ragioni intime dell'arte le era di impedimento anche il difetto di materiale adatto, poichè allora non erano ancora state scoperte le cave di marmo di Carrara.
      Coloro che videro le ricche ed eleganti coppe d'oro trovate nelle celle sepolcrali dell'Etruria meridionale, non troveranno incredibile la notizia che le coppe d'oro tirrene fossero pregiate persino nell'Attica. E così fu esercitata nell'Etruria anche l'arte d'intagliare le pietre dure, sebbene in data più recente.
      Alle fonti elleniche attingevano anche i disegnatori ed i pittori etruschi, che erano estremamente pratici nel disegnare a contorni sul metallo e nel dipingere a una sola tinta sulle pareti; del resto essi erano affatto dello stesso valore degli artisti plastici.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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