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      Più ancora che la sterile tenacia con cui l'Etruria continuò nell'arte lo stile arcaico, quale l'aveva ricevuto inizialmente dalla Grecia, ci prova la manifesta incapacità degli Etruschi a condurre le arti belle a perfezione, e la rapida decadenza delle buone tradizioni, il poverissimo sviluppo di quelle arti plastiche che vennero più tardi, e specialmente della scoltura in legno e della fusione del rame applicata alle monete.
      La stessa cosa ci insegnano i vasi dipinti che si trovano in gran copia nei sepolcreti etruschi più recentemente scoperti. Se questi fossero stati in voga presso gli Etruschi nel tempo stesso in cui si usavano le lastre metalliche abbellite di disegni e contorni e le terrecotte dipinte, certo si sarebbe imparato a fabbricarli in gran copia, probabilmente bene; ma nell'epoca in cui cominciò la moda di questo lusso, non si potè riuscire ad avviarne la produzione indigena, come lo dimostrano alcuni dei pochi vasi sui quali si vedono iscrizioni etrusche, e quindi bisognò rassegnarsi a comperarne invece di fabbricarne.
      Anche nello stesso territorio dell'Etruria troviamo una singolare e profonda antitesi rispetto ai progressi dell'arte tra il paese meridionale e settentrionale. Il maggior lusso, particolarmente nelle pitture a fresco sulle pareti, nelle decorazioni dei templi, negli ornamenti d'oro e nei vasi di terra cotta dipinti si trova nell'Etruria meridionale e precisamente nei distretti di Cere, di Tarquinia, di Vulci; l'Etruria settentrionale le vien dietro a gran distanza, a segno tale che, ad esempio, più in sù di Chiusi non fu rinvenuta nemmeno una cella mortuaria dipinta.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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