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      Perciò è da credere che la giurisdizione, tanto civile quanto militare, o, per lasciar da parte codeste astrazioni estranee in tutto al diritto romano di quel tempo, la podestà annessa al loro ufficio venisse accordata virtualmente non meno ai tribuni consolari plebei che ai patrizi. Ma assai verosimile è l'opinione di BECKER (Manuale, 2, 2, 137), che quegli stessi motivi, i quali in processo di tempo fecero sorgere accanto al consolato comune l'esclusiva pretura patrizia, abbiano già durante il tribunato consolare contribuito ad escludere dall’esercizio della giurisdizione civile i membri plebei del collegio, almeno sino a che venne predisposta, appunto col mezzo del tribunato consolare, la divisione effettiva di competenza tra i consoli ed i pretori.
      (8) Per difendere l'opinione, che la nobiltà si sia ostinata ad escludere i plebei per scrupolo religioso, bisognerebbe ignorare il carattere fondamentale della religione romana e riportare a quei tempi antichi l'antitesi affatto moderna tra la chiesa e lo stato. L'ammettere un neo-cittadino nella funzione religiosa del comune doveva senza dubbio parere un sacrilegio all'ortodosso romano; ma anche il più rigido credente non dubitò mai, che non si potesse ottenere la piena eguaglianza religiosa coll'ammissione nel corpo politico; ammissione, che dipendeva dallo stato. Tutti gli scrupoli di coscienza, di cui non si vuol negare la sincerità, dovevano cessare appena si fosse fatto alle moltitudini plebee quello che era stato fatto ad Appio Claudio, cioè appena si concedesse loro il patriziato.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





Manuale Appio Claudio