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      Noi non potremmo segnare con precisione di quanto i diritti delle più recenti città latine fossero stati ristretti in confronto di quelli delle città più antiche. Se poi la comunanza del matrimonio, come non è inverosimile, senza però che sia indubbiamente provato, era proprio un articolo fondamentale dell'originaria eguaglianza federativa tra Roma ed il Lazio, è certo che essa non fu più accordata alle più recenti colonie latine.
      (48) Ci duole di non essere in grado di poter chiarire soddisfacentemente queste proporzioni numeriche. Si possono calcolare a 20.000 i cittadini romani atti a portare armi negli ultimi tempi dei re. Ma dalla caduta d'Alba sino alla conquista di Veio il territorio della città di Roma non fu allargato e con questo s'accorda perfettamente il fatto, che dalla prima instituzione dei ventun distretti dell'anno 259 = 495, sino all'anno 367 = 387, nel quale intervallo non s'allargarono notevolmente i confini della repubblica, troviamo che non venne istituita alcuna nuova tribù cittadina. Quand'anche si voglia tener conto dell'aumento che potevano dare l'eccedenza delle nascite sulle morti, le immigrazioni e le manumissioni, nondimeno è assolutamente impossibile, che su un angusto territorio di appena trenta miglia quadrate si annoverassero tanti viventi quanti ce ne darebbero le indicazioni dei censimenti, secondo le quali il numero dei cittadini romani atti alle armi nella seconda metà del terzo secolo stava tra i 104.000 e i 150.000 uomini, anzi per prendere un dato preciso, ammontava nell'anno 362 = 392 a 152.573. Queste cifre parranno piuttosto sproporzionate agli 84.700 cittadini del censo serviano, e in generale all'antica lista censuaria, che risale sino a quattro lustri da Servio Tullio.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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