Pagina (7/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      E come i Fenici si rassegnavano nel paese originario al giogo dei dominatori, così non erano affatto inclinati a barattare fuori di casa la pacifica politica commerciale con una politica conquistatrice. Le loro colonie sono fattorie; ad essi importa molto più trafficare cogli indigeni che conquistare vasti territori in paesi lontani, e introdurvi il lento e difficile regime delle colonie.
      Essi evitano di fare guerra persino ai loro concorrenti; si lasciano scacciare, senza fare alcuna resistenza, dall'Egitto, dalla Grecia, dall'Italia, dalla Sicilia orientale, e nelle grandi battaglie navali, che si combatterono in quelle antiche età per il dominio del Mediterraneo occidentale presso Alalia (217=537) e presso Cuma (280=474), non sono già i Fenici, ma gli Etruschi quelli che sostengono il peso della lotta contro i Greci.
      Quando la concorrenza è inevitabile essi scendono a patti, o buoni o cattivi. I Fenici non fecero mai un tentativo per conquistare Cere o Massalia. Essi poi, come è facile immaginare, erano ancora meno inclini a guerre aggressive. La sola volta che ne' tempi antichi li vediamo scendere in campo, fu nella grande spedizione dei Fenici africani in Sicilia, dove furono sconfitti presso Himera da Gelone da Siracusa (274=480).
      Essi marciarono contro gli Elleni dell'Occidente ubbidienti ai comandi del gran re, per evitare di prendere parte alla guerra contro gli Elleni d'oriente, dove i loro consanguinei, i Fenici siriaci, furono condotti al macello, insieme con i Persiani, presso Salamina.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





Fenici Egitto Grecia Italia Sicilia Mediterraneo Alalia Cuma Fenici Etruschi Greci Fenici Cere Massalia Fenici Sicilia Himera Gelone Siracusa Elleni Occidente Elleni Fenici Persiani Salamina