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      Questi Campani non riuscivano a persuadersi perchè mai non dovessero mettere le mani, purchè avessero la forza di tenerla e di difenderla, sulla città che si era data loro in custodia, come con lo stesso diritto i Sanniti s'erano impadroniti di Capua, e i Lucani d'altre non poche città greche. E la Sicilia, più d'ogni altro luogo, pareva indicata a questi colpi di mano; così appunto s'erano stabiliti in Entella e alle falde dell'Etna i Campani venuti in Sicilia mentre ferveva la guerra nel Peloponneso.
      Verso l'anno 470=284 dunque, in Messana, seconda città della Sicilia greca e capitale del partito greco che osteggiava i duecentottantaquattro signori di Siracusa, si erano stabilite le bande di Campani che prima avevano servito sotto Agatocle e, morto questi nel 465=289, si erano date a pirateggiare per proprio conto.
      Trucidati o cacciati i cittadini, i soldati si divisero fra loro le donne, i fanciulli e le case, e non passò molto che i nuovi padroni della città, gli uomini di Marte, ossia i Mamertini, che così si chiamavano questi ladroni, divennero la terza potenza dell'isola, di cui, nei tempi torbidi che successero alla morte d'Agatocle, sottomisero tutta la parte attorno a Messana.
      I Cartaginesi vedevano volentieri questi avvenimenti che mettevano a fianco dei Siracusani, in luogo di uomini di origine greca e spesso legati ad essi per alleanza o per soggezione, avversari nuovi e potenti.
      I Mamertini, coll'aiuto dei Cartaginesi, resistettero al re Pirro e l'intempestiva sua partenza ridonò agli avventurieri tutta la loro baldanza.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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