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      9. Sconfitta di Regolo. Sopraggiunta la primavera (499=255) le cose si erano talmente cambiate che furono i Cartaginesi a prendere l'offensiva, ciò che era naturale, giacchè ad essi doveva premere di distruggere l'esercito di Regolo prima che egli potesse avere rinforzi dall'Italia.
      Per lo stesso motivo avrebbero i Romani dovuto temporeggiare; ma, confidando nella loro invincibilità in campo aperto, accettarono la battaglia malgrado l'inferiorità delle loro forze - poichè sebbene il numero dei fanti quasi si pareggiasse dalle due parti, i 4000 cavalieri ed i 100 elefanti davano però ai Cartaginesi una innegabile superiorità, tanto più che i Cartaginesi si erano schierati in una pianura, probabilmente vicina a Tunisi.
      Santippo, che in quel giorno aveva il comando dei Cartaginesi, attaccò subito colla sua cavalleria la cavalleria nemica collocata come al solito alle due ali della linea di battaglia; gli scarsi squadroni romani scomparvero in un momento fra le masse della cavalleria nemica; e la fanteria romana s'accorse d'essere stata essa stessa aggirata. Nondimeno le legioni affatto scosse avanzarono imperterrite contro la linea nemica; e sebbene la fila degli elefanti schierati sulla fronte dell'esercito cartaginese per coprirlo, fosse d'imbarazzo all'ala destra ed al centro dei Romani, la loro ala sinistra, evitati gli elefanti, potè gettarsi sulla fanteria mercenaria dell'ala destra dei nemici e mandarla in rotta completamente.
      Se non che, questo stesso successo ruppe la linea dei Romani.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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