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      Per vendicare antichi e recenti torti, fino dal 471=283, la repubblica aveva distrutto a settentrione i Senoni celtici ed a mezzogiorno aveva scacciato dalla Sicilia i Fenici, dopo lunga guerra che durò dal 490 al 513=264 al 241. Oltre la colonia urbana di Sena Gallica, appartenevano alla lega diretta da Roma la città latina di Ariminum nel paese dei Senoni, il comune mamertino in Messana, e siccome l'uno e l'altra erano di schiatta italica, così partecipavano entrambe ai diritti ed agli obblighi comuni ai federati italici.
      A quel che pare questi allargamenti di territorio furono piuttosto l'effetto di eventi che si andavano succedendo, che non conseguenze di un preordinato piano di vasta politica; ma dopo i brillanti successi ottenuti contro i Cartaginesi, il governo di Roma cominciò a intravvedere, come era naturale, un nuovo e più largo concetto politico, che d'altronde già poteva esserle suggerito dalle condizioni in cui si trovava allora la penisola italica.
      Per ragioni politiche e militari doveva apparire evidente la necessità di trasportare i confini settentrionali dal minore Appennino, facile a varcarsi, alle Alpi, che costituiscono un vero e saldo muro divisorio tra l'Europa settentrionale e la meridionale, e di aggiungere al dominio sull'Italia peninsulare la dominazione dei mari e delle isole circostanti; e dacchè si era condotta a fine la più difficile parte dell'impresa, escludendo i Fenici della Sicilia, varie circostanze sopravvennero a facilitare a Roma il compimento della grande opera.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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