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      Le relazioni di Roma cogli stati ellenici andavano, d'altra parte, facendosi sempre più intime. Il senato aveva intavolato negoziati anche con la Siria e s'era interessato presso Seleuco in favore degli abitanti d'Ilio, con i quali i Romani ritenevano d'aver comune l'origine.
      A quest'epoca i Romani non s'ingerivano ancora direttamente negli affari delle potenze orientali, perchè non ne sentivano il bisogno. La lega achea, schiacciata nel suo fiore dalla meschina politica partigiana di Arato, la repubblica etolica di lanzichenecchi e il decaduto regno macedone si tenevano reciprocamente in soggezione senza che vi fosse bisogno d'intervento romano; e i Romani allora, anzichè cercare, evitavano il possesso di territori al di là del mare.
      Allorchè gli Acarnani, facendo appello alla circostanza di essere stati i soli tra i Greci che non avevano preso parte alla distruzione d'Ilio, chiesero ai discendenti d'Enea che prestassero loro aiuto contro gli Etoli, il senato tentò d'intervenire diplomaticamente; ma avendo gli Etoli, come era loro costume, data una risposta impertinente, l'interessamento dei senatori romani per le tradizioni antiche non arrivò al punto di iniziare una guerra, colla quale essi avrebbero liberato i Macedoni dai loro mortali nemici (verso il 515=239).
      6. Pirateria illirica. Con una pazienza, che trova spiegazione soltanto nella profonda loro avversione per la guerra marittima e nella cattiva loro marina, i Romani tolleravano persino i gravi inconvenienti della pirateria, che in quell'epoca era l'unica industria che fiorisse sulle spiagge dell'Adriatico, e dalla quale anche il commercio italico soffriva gravissimo danno.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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