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      Seguì un accanito combattimento, in cui si contarono 6000 morti; il resto delle milizie che a stento aveva potuto ritirarsi su di una collina, sarebbe esso pure stato distrutto se l'esercito consolare non fosse giunto ancora in tempo a liberarlo, ciò che decise i Galli a battere in ritirata.
      L'ingegnoso loro piano d'impedire l'unione dei due eserciti romani distruggendo isolatamente il più debole non era riuscito che per metà; per il momento sembrò loro savio partito quello di porre prima di tutto in salvo il ragguardevole bottino. Allo scopo di rendere meno faticosa la marcia attraverso il paese di Chiusi, ove si trovavano, s'erano portati alla pianura verso il mare e procedevano lungo la costa, allorchè tutt'ad un tratto si videro sbarrata la via. Erano le legioni sarde sbarcate presso Pisa, che, arrivate troppo tardi per chiudere il passo dell'Appennino, avevano preso la via del litorale andando incontro ai Galli. Presso Talamone (alla foce dell'Ombrone) si incontrarono col nemico.
      Mentre la cavalleria romana avanzava in colonne serrate sulla grande strada, il console Caio Attilio Regolo alla testa della cavalleria, con una marcia obliqua, cercò di portarsi sul fianco dei Galli e di dare sollecito avviso del suo arrivo all'altro esercito capitanato da Papo. S'impegnò un violento combattimento di cavalleria, in cui, insieme con altri valorosi Romani, cadde anche Regolo, ma il console non aveva sacrificata inutilmente la sua vita; lo scopo ch'egli si era prefisso era raggiunto.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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