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      Ed egli scelse la guerra che essi accettarono (primavera del 536=218).
      8. Preparativi per attaccare l'Italia. Annibale, perduto un anno intero per l'ostinata resistenza dei Saguntini, era ritornato, come al solito, a Cartagena nell'inverno del 535-6=219-8, col proposito di disporre quanto occorreva per la grande impresa e per la difesa della Spagna e dell'Africa, poichč, tenendo egli come gią suo padre e suo cognato, il supremo comando di entrambi i territori, gli incombeva l'obbligo di provvedere anche per la patria.
      Tutte le sue forze sommavano a circa 120.000 fanti, 16.000 cavalieri, 58 elefanti, a trentadue quinqueremi equipaggiate e diciotto non equipaggiate, oltre agli elefanti ed alle navi che si trovavano nella capitale.
      Ad eccezione di pochi Liguri, mescolati alle truppe leggere, in questo esercito non v'erano mercenari; esso si componeva in sostanza, meno alcuni squadroni fenici, di sudditi cartaginesi provenienti dalle leve fatte nella Libia e nella Spagna.
      Per assicurarsi della fedeltą degli Spagnuoli, il duce, conoscitore del cuore umano, diede loro, come prova di fiducia, un congedo generale per tutto l'inverno. Ai Libi, egli, che non partecipava dell'esclusivismo dei Fenici in fatto d'amor di patria, promise con giuramento la cittadinanza cartaginese ove ritornassero in Africa vittoriosi.
      Ma questa massa di truppe non era che in parte destinata alla spedizione d'Italia. Circa 20.000 uomini dovevano stanziare in Africa, una piccola parte nella capitale e nel territorio fenicio propriamente detto, e i pił nella parte occidentale dell'Africa.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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