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      In questa forte posizione, coll'ala sinistra appoggiata all'Appennino, colla destra al Po ed alla fortezza di Piacenza, colla fronte coperta dalla Trebbia abbondante di acque in quella stagione, Scipione non poteva certamente salvare gli importanti magazzini di Clastidium (Casteggio), essendone tagliato fuori dall'esercito nemico, nč impedire i movimenti insurrezionali di tutti i cantoni dei Galli, meno quello dei Cenomani rimasto fedele ai Romani; poteva, per altro, impedire ad Annibale ogni ulteriore avanzata costringendolo a porre il suo campo di fronte a quello dei Romani.
      La posizione presa da Scipione e la minaccia dei Cenomani d'invadere l'Insubria impedirono alla massa principale dei Galli insorti di unirsi immediatamente al nemico, e diede opportunitā al secondo esercito romano, che nel frattempo era arrivato da Lilibeo a Rimini, di giungere a Piacenza attraversando senza gravi impedimenti il paese ribelle, e di unirsi coll'esercito del Po.
      Scipione aveva assolto compiutamente e splendidamente il suo difficile compito. L'esercito romano, portato ora a quasi 40.000 uomini, eguale in numero a quello del nemico, se non nella cavalleria almeno nella fanteria, non aveva altro da fare che fermarsi dove si trovava per costringere l'avversario a tentare nell'inverno il passaggio del fiume e l'attacco del campo romano, o sospendere la sua marcia e mettere a prova la volubilitā dei Galli coi molesti quartieri d'inverno.
      3. Battaglia sulla Trebbia. Ma per evidente che ciō fosse, non era men vero che correva ormai il mese di dicembre, e che, quantunque procedendo nel suddetto modo, Roma avrebbe forse riportata la vittoria, l'onore della stessa non sarebbe toccato al console Tiberio Sempronio, il quale per la ferita ricevuta da Scipione aveva da solo il comando supremo dell'esercito, e il cui anno d'ufficio andava a compiersi tra pochi mesi.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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