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      11. Conseguenze della battaglia di Canne. Questo successo senza pari sembrava volesse finalmente recare a maturità la grande combinazione politica per la quale Annibale era sceso in Italia. Egli, prima di tutto, aveva fatto assegnamento sul suo esercito; se non che, valutando giustamente la potenza colla quale era entrato in lotta, questo esercito, nel suo pensiero, non doveva essere che un'avanguardia, alla quale si sarebbero unite a poco a poco le forze d'occidente e d'oriente per predisporre la distruzione dell'orgogliosa città.
      I soccorsi più sicuri, che dovevano giungere dalla Spagna, gli furono impediti dall'attività e dall'energia del generale romano Gneo Scipione. Dopo che Annibale ebbe passato il Rodano, Gneo Scipione aveva fatto vela per Emporia, e prima si era impadronito della costa tra i Pirenei e l'Ebro, poi, vinto Annone, anche del paese interno (536=218).
      L'anno seguente (537=217) egli aveva battuto completamente la flotta cartaginese alle foci dell'Ebro, spingendosi fin verso Sagunto. L'anno appresso (538=216) Asdrubale, ricevuti dei rinforzi dall'Africa, tentò, secondo l'ordine avuto dal fratello, di condurre un esercito attraverso i Pirenei; ma gli Scipioni gli sbarrarono il passo dell'Ebro, e lo batterono compiutamente quasi nel medesimo tempo in cui Annibale riportava in Italia la vittoria presso Canne.
      La potente nazione dei Celtiberi e molte altre tribù spagnuole si erano dichiarate per gli Scipioni, i quali dominavano il mare, i passi dei Pirenei e, per opera dei fidi Massalioti, anche la costa gallica.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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