Pagina (189/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I risultati ne furono le battaglie del Trasimeno e di Canne.
      Il senato, il quale, come è facile immaginare, comprendeva meglio ora il suo compito che non quando richiamava dall'Africa metà dell'esercito di Regolo, pretendendo la direzione degli affari e opponendosi a questi eccessi, compiva il suo dovere; ma esso pure non aveva agito spassionatamente allorchè la prima delle anzidette sconfitte gli aveva dato momentaneamente nelle mani le redini del governo.
      Per quanto Quinto Fabio non possa venir paragonato a quei Cleoni romani(29), pure anch'egli aveva condotta la guerra non soltanto da soldato, ma anche da avversario politico di Gaio Flaminio; e in un tempo, in cui era più che mai necessaria l'unione, aveva fatto di tutto per suscitare dissensi. La prima conseguenza ne fu che la dittatura, lo strumento più importante che il senno degli antenati, appunto per simili casi, aveva posto nelle mani del senato, si ruppe fra le sue mani; la seconda, la battaglia di Canne.
      Il precipitoso tracollo toccato alla potenza romana non fu cagionato nè da Quinto Fabio, nè da Marco Varrone, ma dalla diffidenza che regnava tra governanti e governati, dalla disunione tra il senato e la borghesia. Se v'era ancora possibilità di salvezza e di risollevamento per lo stato, questo doveva incominciare all'interno col ristabilire l'unione e la fiducia.
      L'aver compreso ciò, è quello che più importa, l'averlo fatto e averlo fatto sopprimendo ogni sia pur giusta recriminazione, è splendido ed imperituro onore del senato romano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





Trasimeno Canne Africa Regolo Quinto Fabio Cleoni Gaio Flaminio Canne Quinto Fabio Marco Varrone