Pagina (191/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Quelli che erano scampati all'eccidio erano stati raccolti in Canusio da due valorosi tribuni militari, Appio Claudio e Publio Scipione figlio, il quale, col fiero suo entusiasmo e con le spade minacciose dei suoi fidi, seppe far cambiare pensiero a quei giovani signori i quali, col comodo pretesto della non pił sperata salvezza della patria, avevano in animo di fuggire al di lą del mare. A questi residui si unģ con un pugno d'uomini il console Marco Varrone; a poco a poco si raggranellarono pressochč due legioni che per ordine del senato vennero riorganizzate e degradate, venendo costrette a servizio disonorato e gratuito.
      L'inetto comandante fu con un plausibile pretesto richiamato a Roma; il pretore Marco Claudio Marcello, uomo sperimentato nelle guerre galliche, e che era stato destinato a partire colla flotta da Ostia alla volta della Sicilia, assunse il supremo comando. Si impiegarono le estreme risorse per organizzare un esercito atto a combattere. S'invitarono i Latini a venire in aiuto nel comune pericolo. Roma stessa precedč coll'esempio chiamando sotto le armi tutti gli uomini, sino i giovinetti, armando i prigionieri per debiti e i delinquenti, e incorporando nell'esercito persino ottomila schiavi comperati col denaro dello stato.
      Mancando le armi, si tolsero dai templi quelle provenienti dagli antichi bottini, tutte le fabbriche e tutte le officine furono poste in attivitą. Il senato fu completato, non gią coll'elemento latino, come lo volevano i timidi patrioti, ma con cittadini romani che vi avevano maggior diritto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





Canusio Appio Claudio Publio Scipione Marco Varrone Roma Marco Claudio Marcello Ostia Sicilia Latini