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      Egli sperava, una volta padrone di Capua, di potersi impadronire d'uno dei porti della Campania per lo sbarco dei rinforzi che, per le sue segnalate vittorie, il partito della opposizione in Cartagine era stato costretto ad accordargli.
      3. Ripresa della guerra. Allorchè i Romani conobbero la direzione presa da Annibale, abbandonarono essi pure l'Apulia, lasciandovi soltanto una debole divisione, e raccolsero sulla sponda destra del Volturno le forze che erano loro rimaste.
      Marcello si recò a Teano Sedicino, ove fece venire da Roma e da Ostia tutte le truppe che si poterono radunare, e, mentre il dittatore Marco Giunio lo seguiva lentamente coll'armata principale, nuovamente formata in gran fretta, egli si spinse sino a Casilino sul Volturno, per salvare possibilmente Capua.
      Essa era già in potere del nemico, ma i tentativi che questi aveva fatto per avere anche Napoli, andarono falliti per la coraggiosa resistenza di quei cittadini, ed i Romani giunsero ancora in tempo per stabilire un presidio in quel ragguardevole porto di mare. Egualmente fedeli a Roma si serbarono le altre due città marittime di Cuma e Nocera. A Nola era incerta la lotta tra il partito del popolo e quello del senato per unirsi ai Cartaginesi o rimanere coi Romani. Informato che prevaleva il partito del popolo, Marcello passò il fiume presso Caiazzo e, attraverso i colli di Suessola, girando attorno all'esercito nemico, arrivò a Nola in tempo per garantirla dai nemici esterni ed interni, e gli riuscì persino di respingere in una sortita lo stesso Annibale infliggendogli una notevole perdita.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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