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      Ma Tito Manlio Torquato, che era stato spedito con un esercito romano in Sardegna, distrusse interamente l'esercito sbarcato dai Cartaginesi, ed assicurò di nuovo ai Romani l'incontrastato possesso dell'isola (539=215).
      Le legioni di Canne, spedite in Sicilia, si mantennero coraggiosamente nella parte settentrionale ed orientale dell'isola contro i Cartaginesi e contro Geronimo, che verso la fine del 539=215 venne ucciso da un assassino.
      Persino la ratifica della lega colla Macedonia tardava ad arrivare, specialmente perchè gli ambasciatori macedoni inviati ad Annibale erano stati nel loro ritorno fatti prigionieri dalle navi da guerra dei Romani.
      Così fu improvvisamente sospesa la temuta invasione della costa orientale, e i Romani guadagnarono tempo per assicurare l'importantissima stazione di Brindisi prima colla flotta, poi coll'esercito di terra, destinato prima dell'arrivo di Gracco a coprire l'Apulia, e, in caso di una dichiarazione di guerra, a predisporre persino un'invasione nella Macedonia.
      Mentre in Italia la guerra aveva fatto sosta, nulla si fece fuori d'Italia per parte dei Cartaginesi per inviare al più presto nella penisola nuove truppe e nuove flotte.
      Da parte dei Romani invece si era proceduto colla massima energia a porre il paese in stato di difesa, combattendo quasi sempre con successo là dove il genio d'Annibale veniva meno. In conseguenza di che andò svanendo l'entusiasmo patriottico che la vittoria di Canne aveva destato in Cartagine; le ragguardevoli forze, che vi erano state raccolte, sia per opera della faziosa opposizione, sia per le diverse opinioni levatesi nel senato, vennero sparpagliate in modo tale che non riuscirono in nessun luogo di essenziale aiuto; là dove sarebbero state del massimo vantaggio non pervennero se non in minima parte.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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