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      Coll'aiuto però di alcuni rinforzi venutigli dall'Italia egli mantenne la sua posizione nell'isola e continuò il blocco di Siracusa.
      Ma più ancora degli eserciti nemici fu la terribile severità esercitata dai Romani nell'isola, e particolarmente la strage fatta dei cittadini di Enna ad opera di quel presidio pel sospetto di tradimento, che spinse il maggior numero delle città di provincia a darsi ai Cartaginesi.
      Nell'anno 542=212, mentre in Siracusa si celebrava una festa, gli assedianti riuscirono a dare la scalata ad una parte delle estesissime mura esterne abbandonate dalle sentinelle, e penetrare nei sobborghi della città, i quali si estendevano dall'isola e dalla città propriamente detta lungo la costa (Achradina) verso l'interno del paese.
      La fortezza di Eurialo, la quale, posta all'estremità occidentale dei sobborghi, copriva i sobborghi stessi e la strada principale che dall'interno del paese conduceva a Siracusa, era tagliata fuori e si arrese non molto di poi.
      Mentre così l'assedio della città cominciava a prendere una piega favorevole ai Romani, i due eserciti comandati da Imilcone e da Ippocrate andavano approssimandosi per liberarla, e tentarono un attacco simultaneo combinato con un tentativo di sbarco della flotta cartaginese e una sortita del presidio siracusano contro le posizioni romane; ma l'attacco fu ovunque respinto e i due eserciti di soccorso dovettero accontentarsi di porre i loro accampamenti vicino alla città nelle paludose bassure dell'Anapo, che nell'estate avanzata e nell'autunno producono epidemie fatali a coloro che vi dimorano.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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