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      Mutinete iniziò una guerra di bande su vastissime proporzioni e col più felice successo, e allorchè i due eserciti, cartaginese e romano, si trovarono di fronte l'uno all'altro sulle rive del fiume Imera, egli sostenne con buon esito alcuni combattimenti contro lo stesso Marcello.
      Senonchè lo stesso antagonismo che esisteva tra Annibale ed il senato cartaginese si ripeteva qui in minori proporzioni. Il generale nominato dal senato perseguiva con gelosa invidia l'ufficiale mandato da Annibale, e volle dare battaglia al proconsole senza Mutinete e i Numidi. La sua volontà fu fatta ed egli fu completamente battuto.
      Mutinete non si perdette d'animo per ciò, ma si mantenne nell'interno del paese, occupò parecchie piccole città, e coi ragguardevoli rinforzi venuti da Cartagine potè a poco a poco estendere le sue operazioni. I suoi successi erano così brillanti, che finalmente il comandante supremo, il quale non poteva impedire ch'egli non lo eclissasse, gli tolse senza altro il comando della cavalleria leggera, che affidò a suo figlio.
      Il Numida, il quale ormai da due anni aveva conservata l'isola ai suoi padroni cartaginesi, sentì che la misura della sua pazienza traboccava e, d'accordo co' suoi cavalieri, i quali si rifiutarono di seguire il giovane Annone, intavolò delle trattative col generale romano Marco Valerio Levino e gli aprì le porte di Agrigento.
      Annone fuggì sopra un battello a Cartagine onde narrare ai suoi il vergognoso tradimento dell'ufficiale di Annibale. Il presidio cartaginese che si trovava in Agrigento fu massacrato dai Romani ed i cittadini furono venduti in schiavitù (544=210). Per assicurare l'isola da sorprese come lo sbarco del 540=214, fu posta nella città una colonia romana; l'antica e magnifica Akragas fu in tal modo trasformata in una fortezza romana e prese da allora il nome di Agrigento.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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