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      L'anno 542=212 fu per i Romani meno propizio per nuovi errori politici e militari, dai quali Annibale non mancò di trar profitto.
      Le relazioni che questi manteneva nella città della Magna Grecia non avevano prodotto nessun serio risultato; soltanto gli ostaggi di Taranto e di Turio, che si trovavano a Roma, si lasciarono indurre dai suoi emissari ad un folle tentativo di fuga; ma furono tosto arrestati dagli avamposti romani.
      Però l'insana bramosia di vendetta dei Romani giovò ad Annibale più di quello che non fecero i suoi intrighi; l'esecuzione di tutti gli ostaggi datisi alla fuga privò i Romani d'un prezioso pegno, e i popoli della Magna Grecia irritati da questo fatto, andarono meditando come aprire le porte ad Annibale.
      E Taranto fu difatti occupata dai Cartaginesi di intesa con gli abitanti; ma anche per trascuratezza del comandante romano, il quale potè appena mantenersi nella rocca del presidio.
      Eraclea, Turio e Metaponto, dalla quale ultima città si era tolto il presidio per soccorrere la rocca di Taranto, seguirono l'esempio di questa.
      Il pericolo di uno sbarco dei Macedoni si era con ciò fatto così grande, che Roma si sentì costretta a rivolgere nuovamente la sua attenzione e le sue cure alla guerra greca quasi interamente trascurata. Giunsero quindi molto opportunamente tanto la presa di Siracusa quanto il felice avviamento della guerra in Spagna.
      Sul teatro principale della guerra, nella Campania, si combatteva con alterno successo. Le legioni accampate nelle vicinanze di Capua, pur non avendo interamente bloccata la città, avevano impediti la coltivazione ed il trasporto delle messi in modo che la popolosa città aveva urgente bisogno di ricevere dall'esterno le necessarie vettovaglie.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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