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      Appio Claudio ed il senato romano stavano per la prima alternativa; vinse la seconda, forse la meno crudele.
      Cinquantatrè tra ufficiali e magistrati capuani furono frustati e decapitati per ordine ed in presenza del proconsole Quinto Flacco nelle piazze di Cales e di Teano; gli altri senatori furono imprigionati, una buona parte di cittadini fu ridotta in schiavitù, i beni dei più facoltosi vennero confiscati.
      Tale fu la sorte di Atella e di Calazia. Certo simili punizioni erano dure; ma quando si tenga conto delle conseguenze che aveva avuto per Roma la diserzione di Capua, ed a quello che le leggi della guerra di quel tempo avevano stabilito come uso, se non come diritto, esse non desteranno meraviglia.
      E non avevano i cittadini di Capua pronunciata essi stessi la loro sentenza assassinando tutti i cittadini romani che si trovavano a Capua subito dopo la loro diserzione? Fu però meno bello che Roma approfittasse di questa occasione per soddisfare la vendetta della segreta rivalità che da lungo tempo esisteva tra le due più grandi città d'Italia, e colla soppressione della costituzione municipale nella Campania distruggesse politicamente l'odiata e invidiata rivale.
      18. Preponderanza dei Romani. La presa di Capua produsse una immensa impressione e tanto maggiore in quanto che essa non avvenne per sorpresa, ma dopo un lungo assedio di due anni, continuato malgrado tutti gli sforzi d'Annibale.
      Essa fu il segnale della riconquistata preponderanza dei Romani in Italia, come sei anni prima la sua diserzione era stato il segnale che essi l'avevano perduta.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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