Pagina (252/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Il giubilo di Roma fu senza limiti; gli affari ricominciavano a prender vita come in tempo di pace; tutti sentivano che il pericolo della guerra era superato.
      23. Magone in Italia. Del resto Roma non si curava troppo di mettere fine alla guerra. Lo stato ed i cittadini erano esausti per gli straordinari sforzi morali e materiali e si abbandonavano quindi volentieri alla noncuranza ed al riposo.
      L'esercito e la flotta vennero ridotti; i contadini romani e latini rimandati alle loro abbandonate fattorie, e le casse pubbliche riempite col ricavo della vendita d'una parte dei beni demaniali della Campania. Fu riordinata l'amministrazione dello stato, si tolsero gli invalsi abusi; si incominciò a restituire il prestito volontario di guerra, e si costrinsero i comuni latini, rimasti in mora, a soddisfare con grossi interessi ai mancati loro obblighi.
      La guerra in Italia sostò. Fu una luminosa prova del talento strategico d'Annibale e nel tempo stesso dell'inettitudine dei generali romani, che allora gli stavano a fronte, se egli potè rimanere per altri quattr'anni nel paese dei Bruzi, e se i suoi avversari, disponendo di maggiori forze, non lo poterono costringere a chiudersi nelle fortezze o ad imbarcarsi.
      È bensì vero che fu obbligato a ritirarsi sempre più, non già in conseguenza d'inconcludenti combattimenti sostenuti coi Romani, ma a motivo dei suoi alleati Bruzi che gli si mostravano sempre più ostili; sicchè alla fine fu ridotto a non poter fare assegnamento che sulle città tenute dalle sue truppe.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





Roma Italia Roma Campania Italia Annibale Bruzi Romani Bruzi