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      Egli estese persino le sue relazioni a tutta l'Etruria, ove continuavano incessantemente i processi politici.
      Ma le truppe ch'egli aveva seco erano troppo scarse per riuscire in un'impresa seria contro l'Italia propriamente detta, e Annibale era egualmente troppo debole e la sua influenza nella bassa Italia troppo scaduta per poter procedere innanzi con probabilità di successo. I signori di Cartagine non avevano voluto salvare la patria quando era possibile; ora che lo volevano era troppo tardi.
      24. Scipione in Africa. Nel senato romano nessuno ormai dubitava che la guerra mossa da Cartagine a Roma fosse finita, e che allora dovesse cominciare la guerra di Roma contro Cartagine; ma, per quanto apparisse inevitabile la spedizione africana, pure a nessuno bastava l'animo di ordinarla.
      Occorreva, prima di tutto, un capitano capace e benvoluto, e non se n'aveva alcuno. I migliori erano morti sul campo di battaglia, o erano, come Quinto Fabio e Quinto Fulvio troppo vecchi per una simile guerra, del tutto nuova e verosimilmente di lunga durata.
      I vincitori di Sena Gallica, Gaio Nerone e Marco Livio avrebbero avuto bensì la capacità di coprire questa carica, ma entrambi erano aristocratici e impopolari in sommo grado; era dubbio se si riuscirebbe a far loro conseguire il comando, poichè si era pervenuti al punto che il talento prevaleva nella elezione solo nei tempi difficilissimi, ed era inoltre più che dubbio, se essi fossero gli uomini capaci di indurre il popolo già esausto, a nuovi sagrifizi.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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