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      Entro i confini della federazione romana fu conseguenza della guerra la maggior durezza della dominante popolazione latina, la cui interna coesione era stata sperimentata e riconosciuta nel pericolo superato con leale accordo, malgrado qualche isolato esempio d'incostanza, e nella crescente oppressione degli Italici non latini o latinizzati, particolarmente degli Etruschi e dei Sabelli della bassa Italia.
      Più dura toccò la pena, o meglio dire la vendetta, al più potente ed al più antico ed ultimo alleato d'Annibale, cioè al comune di Capua ed al paese dei Bruzi. La costituzione di Capua fu soppressa, e Capua da seconda città fu ridotta a primo villaggio d'Italia; si trattò persino di demolirla e di raderla al suolo.
      Ad eccezione di poche proprietà appartenenti a stranieri od a Campani devoti ai Romani, il senato dichiarò tutto il suolo di pubblica proprietà, dandola d'allora in poi in affitto temporaneo.
      In modo eguale furono trattati i Picentini sul Silaro, la cui capitale fu rasa al suolo; gli abitanti furono sparpagliati negli adiacenti villaggi.
      Peggiore fu la sorte che toccò ai Bruzi, i quali in massa divennero quasi servi della gleba dei Romani e furono esclusi per sempre dal diritto di portare le armi. E duramente ebbero a scontare la loro colpa gli altri alleati d'Annibale; così le città greche, ad eccezione di quelle poche che avevano tenuto sempre per Roma, come i Greci della Campania ed i Reggini.
      Nè molto meglio furono trattati gli Arpini ed un gran numero di comuni apuli, lucani e sanniti, che quasi tutti perdettero una parte del loro territorio.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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