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      Il così detto «argento d'Osca» (oggi Huesca nell'Aragona), cioè il denaro spagnuolo con iscrizioni iberiche, è ricordato sino dal 559=195, e l'inizio della coniazione non può venir fissato molto più tardi per motivo che il conio è fatto ad imitazione di quello dei più antichi denari romani.
      Ma quand'anche nei paesi meridionali ed orientali i costumi degl'indigeni avessero facilitato la via alla civiltà ed alla signoria romana in modo da non trovare in nessun luogo seri ostacoli, l'occidente ed il settentrione invece, e tutto l'interno del paese erano abitati da numerose popolazioni più o meno rozze, quasi affatto ignare di coltura - in Intercatia per esempio ancora l'anno 600=154 non si conosceva l'uso dell'oro e dell'argento - le quali non vivevano in maggior armonia tra di loro che con i Romani.
      Caratteristico è in questi liberi Spagnuoli lo spirito cavalleresco negli uomini, e certo non minore nelle donne. Quando una madre mandava il figlio in battaglia, essa lo animava col racconto dei fasti dei suoi avi, e la più bella vergine offriva, spontanea amante, la destra di sposa al più valoroso. Il duello era comune, sia per la palma del valore, sia per comporre le differenze processuali e persino per le questioni ereditarie che sorgevano fra parenti di famiglie principesche.
      E non di rado accadeva che un guerriero di bella fama comparisse innanzi le file nemiche sfidando un avversario per nome. Il campione soccombente consegnava allora al vincitore la spada ed il mantello e stringeva con esso relazioni d'amicizia.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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