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      Filippo comprese il pericolo; egli lasciò in tutto 3000 uomini nei presidii, parte in Mirina, per tenere in iscacco Pergamo, parte nelle piccole città attorno a Milaso, Iasso, Bargilia, Euromo, Pedasa, per assicurarsi quell'eccellente porto ed un punto di sbarco nella Caria; e per la negligenza colla quale gli alleati guardavano il mare, gli riuscì di raggiungere felicemente colla sua flotta la costa della Tracia e di arrivare a casa ancor prima dell'inverno 553-554=201-200.
      11. Intervento diplomatico dei Romani. Nell'occidente si andava effettivamente addensando contro Filippo una procella che non gli consentiva di continuare ulteriormente lo spogliamento dell'inerme Egitto.
      I Romani, che nello stesso anno avevano finalmente conchiusa la pace con Cartagine, dettandone essi stessi le condizioni, cominciarono ad occuparsi seriamente delle complicazioni nell'oriente.
      Fu detto da molti che dopo la conquista dell'occidente i Romani avrebbero pensato di sottomettere l'oriente; ma una più seria considerazione condurrà ad un più equo giudizio. Soltanto una stolta ingiustizia può ritenere che di quel tempo Roma non aspirasse assolutamente alla signoria degli stati mediterranei, e che altro non volesse tanto in Africa come in Grecia, se non dei vicini che non potessero recarle molestia; e veramente la Macedonia non era un paese pericoloso per Roma.
      Certo che la sua forza non era spregevole, ed è evidente che il senato romano non acconsentì che mal volentieri alla pace del 348-9=206-5, la quale le lasciava interamente la sua integrità; ma quanto poco pensiero desse o potesse dare la Macedonia a Roma lo prova all'evidenza lo scarso contingente di soldati con cui Roma fece in seguito la guerra, e che pure non ebbe mai da combattere contro forze soverchianti.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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