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      9. Paolo Emilio. I Romani si decisero finalmente a mandare in Grecia l'uomo adatto alla circostanza. Era questi Lucio Emilio Paolo, figlio del console omonimo morto nella giornata di Canne, di antica e nobilissima progenie ma povera, e perciò non così fortunato nei comizi quanto lo era sul campo di battaglia.
      Egli si era distinto moltissimo in Spagna e più ancora nella Liguria. Il popolo lo elesse per la seconda volta console per l'anno 586 in virtù dei suoi meriti, il che era allora già una rara eccezione. Egli era, sotto tutti i rapporti, adattissimo: distinto generale della vecchia scuola, severo con sè non meno che coi soldati e malgrado i suoi sessanta anni ancora fresco e robusto; magistrato onestissimo, «uno dei pochi Romani di quell'epoca, a cui non si potesse offrire danaro», come dice di lui un contemporaneo, e uomo di coltura greca, il quale, anche come generale, approfittava della circostanza per visitare, viaggiando, i capolavori dell'arte greca.
      Appena arrivato nel campo presso Eraclea, il nuovo comandante fece sorprendere da Publio Nasica il mal guardato passo di Pition tenendo intanto occupati i Macedoni con leggere scaramucce d'avamposti sul fiume Enipeo; il nemico, preso alle spalle, dovette ritirarsi a Pidna.
      10. Battaglia di Pidna. Il 4 settembre, secondo il calendario romano, o secondo il calendario giuliano il 22 Luglio 586=168 - un'eclissi di luna che un dotto ufficiale romano predisse all'esercito, perchè non vi scorgesse un cattivo pronostico, permette qui di stabilire con precisione la data - allorchè nell'abbeverare i cavalli, verso mezzogiorno, gli avamposti vennero casualmente alle prese, dalle due parti fu deciso di cominciare tosto la battaglia, che era già fissata per il giorno seguente.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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