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      Per un istante egli sperò che il diritto d'asilo lo avrebbe salvato, ma ben presto comprese che si era attaccato ad un fuscello di paglia.
      Un tentativo di fuga presso Coti gli andò fallito. Allora scrisse al console, ma la sua lettera non fu accettata perchè si qualificava re.
      Perseo comprese allora quale doveva essere la sua sorte, e, pusillanime e piangente, si arrese coi figli e coi tesori alla discrezione dei Romani destando disgusto persino nel vincitori.
      Il console con severa gioia, e riflettendo più alla mobilità della fortuna che al presente suo successo, accolse il più nobile prigioniero che un generale romano avesse mai avuto da condurre a Roma.
      Perseo, prigioniero di stato, morì pochi anni dopo in Alba Fucense(15). Suo figlio visse nella stessa città come scrivano.
      Così finì il regno d'Alessandro il grande, che aveva soggiogato ed ellennizzato l'oriente, 144 anni dopo la morte del suo fondatore.
      Affinchè dopo la tragedia non mancasse la farsa, fu contemporaneamente incominciata, ed entro trenta giorni ultimata, dal pretore Lucio Anicio la guerra contro Genzio «re» dell'Illiria; presa la sua flotta di pirati ed espugnata Scodra sua capitale; i due re, l'erede del grande Alessandro e quello di Pleurato, entrarono prigionieri in Roma l'uno accanto all'altro.
      11. Dissoluzione della Macedonia. Il senato decise di non più esporsi al pericolo, cui l'intempestiva benignità di Flaminino aveva esposta Roma. La Macedonia fu annientata.
      Nella conferenza tenutasi in Amfipoli, sullo Strimone, i commissari romani ordinarono che quel regno, già così compatto e strettamente monarchico, venisse diviso in quattro confederazioni greche, cioè quella di Amfipoli coi paesi orientali, quella di Tessalonica colla penisola calcidica, quella di Pella sul confine della Tessalia e quella di Pelagonia nell'interno del paese.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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