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      Verso la fine di quest'epoca le città fondate dai Romani nell'interno della penisola incominciarono a ricevere il pieno diritto cittadino invece del diritto latino, ciò che fino allora non s'era fatto che per le colonie marittime, e con ciò si mise fine alla latinizzazione che, fino a quel tempo, coll'annessione di nuovi comuni, andava estendendosi quasi regolarmente.
      Aquileja, la cui fondazione risale all'anno 571=183, fu l'ultima colonia italica dei romani che ricevesse il diritto latino; alle colonie di Potenza, Pesaro, Parma, Modena e Lucca (570-577=184-177) fondate presso a poco nello stesso tempo, era già stato accordato il pieno diritto di cittadinanza.
      La cagione era evidentemente la decadenza del diritto latino di fronte al diritto di cittadino romano.
      I coloni che si trasportavano nelle nuove colonie erano scelti, in ogni tempo, ed ora più che mai, di preferenza tra i cittadini romani; e non se ne trovava più alcuno, anche fra i più poveri, che fosse stato disposto, persino coll'allettamento di ragguardevoli vantaggi materiali, a cambiare il suo diritto di cittadino con quello del diritto latino.
      12. Restrizione sulla concessione della cittadinanza. L'ammissione di non cittadini nella cittadinanza romana, fossero comuni od individui, fu quasi interamente preclusa.
      Verso l'anno 504=250, per non decentrare soverchiamente la borghesia romana coll'estenderla oltre misura, i Romani avevano desistito dall'antico sistema d'incorporare nel comune di Roma i comuni soggiogati, e perciò erano stati istituiti i comuni semi-cittadini.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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