Pagina (120/343)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Non è però men vero che i governatori romani, benchè pochi spingessero come Catone la delicatezza di coscienza sino alla spilorceria ed al ridicolo, si imponessero per la maggior parte ai sudditi, e particolarmente ai frivoli e instabili Greci, colla loro antica pietà, colla veneranda tranquillità nei loro pasti, colla relativamente onesta loro amministrazione civile e giudiziaria, e specialmente colla dovuta severità contro gli appaltatori delle imposte ed i banchieri romani, che più di tutti succhiavano il sangue dei provinciali, ed in generale colla loro gravità e dignità personale.
      Anche i provinciali trovavano il loro governo relativamente tollerabile. Essi non erano stati accarezzati nè dai governatori cartaginesi, nè dai signori di Siracusa, e non fu loro necessario attendere lungamente per ricordare con gratitudine le lievi graffiature presenti in confronto delle punture degli scorpioni venuti loro addosso in seguito; non è difficile comprendere come, più tardi, si considerasse il sesto secolo della città di Roma, come il periodo aureo del governo provinciale.
      Senonchè, a lungo andare, era impossibile essere, nel tempo stesso, repubblicano e re.
      Rappresentando il governatore la classe dominante romana, la carica degenerò con spaventevole rapidità. La superbia e l'arroganza contro i provinciali erano talmente identificate colla parte che questi governatori rappresentavano, che non se ne può quasi far rimprovero all'individuo.
      Era già divenuta cosa rara - e tanto più in quanto il governo teneva rigorosamente all'antica massima di non accordare nessuno stipendio ai magistrati della repubblica, - che il governatore ritornasse dalla sua provincia colle mani pure; e si cita come cosa straordinaria che Paolo, il vincitore di Pidna, non avesse accettato denaro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





Catone Greci Siracusa Roma Paolo Pidna