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      Ma questa riforma fu, nel tempo stesso, il primo ed il più importante cambiamento della costituzione, strappato alla nobiltà dalla nuova costituzione democratica, mentre col medesimo, in parte, le veniva tolto il diritto di precedenza nella votazione, e in parte veniva pareggiato il diritto di votazione dei censiti ricchi e poveri, dei nati liberi e dei liberti, lasciando ai più gravemente censiti in luogo della metà, un quinto all'incirca dei voti complessivi.
      Ma una delle più ragguardevoli innovazioni e praticamente forse la più ragguardevole, cioè l'eguagliamento dei liberti coi nati liberi, fu tolta di nuovo dopo vent'anni (534=220) da uno dei più distinti riformatori, cioè dal censore Gaio Flaminio, ed i liberti furono allontanati dalle centurie - misura, che 50 anni più tardi (585=169) fu rinnovata e irrigidita dal censore Tiberio Sempronio Gracco, padre dei due promotori della rivoluzione romana, visto che i liberti non cessavano di fare ogni sforzo per introdurvisi di nuovo.
      Il permanente vantaggio della riforma delle centurie, astrazion fatta dalla misura presa contro il privilegio dell'ordine dei cavalieri, fu quindi la politica soppressione della differenza che esisteva tra i cittadini censiti al di là dell'infima classe.
      Specialmente in questo modo tutti i cittadini aventi domicilio fisso, e nati liberi, avevano avuto, essenzialmente nei comitia tributa, da lungo tempo, eguale diritto al suffragio, mentre il diritto di quelli che non avevano domicilio fisso, ed erano liberti, pel concentramento dei trentacinque quartieri in soli quattro, era, sotto questo rapporto, divenuto praticamente senza valore.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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