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      11. Impiego degli schiavi. L'esercizio di tutti questi diversi rami di attività si faceva generalmente col mezzo degli schiavi.
      Il sovventore di denaro od il banchiere creavano dappertutto dove si estendeva la loro sfera d'affari, banche filiali sotto la direzione dei loro schiavi e dei loro liberti. La società che aveva preso dallo stato l'appalto dei dazi portuali, impiegava in ogni ufficio, per la relativa esazione, principalmente schiavi o liberti.
      Coloro che imprendevano appalti di opere di costruzione acquistavano schiavi architetti; colui che intendeva dare spettacoli e combattimenti di gladiatori acquistava o allevava una compagnia di schiavi comici od una banda di servi addestrati nel mestiere della pugna.
      Il mercante faceva venire le sue merci con le proprie navi capitanate da schiavi o da liberti, e le rivendeva, per loro mezzo, all'ingrosso o al minuto.
      È quindi chiaro che l'esercizio delle miniere e delle fabbriche si facesse esclusivamente colle braccia degli schiavi. È ben vero, che la condizione di questi schiavi non era invidiabile ed era generalmente peggiore di quella degli schiavi greci; facendo però astrazione delle infime classi, gli schiavi adibiti alle industrie erano, in complesso, trattati più sopportabilmente che non i servi della gleba.
      Molti di essi avevano famiglia, possedevano di fatto una economia indipendente ed avevano la prospettiva non lontana di procacciarsi la libertà ed una sostanza propria.
      Queste posizioni erano quindi considerate come il vero vivaio degli uomini nuovi, sorti dalla classe degli schiavi, i quali, mercè le proprie virtù e spesso i propri vizi, riuscivano a prendere posto nelle file dei cittadini romani e non di rado pervenivano a grande agiatezza, contribuendo, sotto il rapporto morale, economico e politico, per lo meno quanto gli stessi schiavi, alla rovina della repubblica romana.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343