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      Difatti, come governatore della Sardegna, egli amministrò così severamente la giustizia, da cacciare addirittura dall'isola i banchieri romani.
      Nella preponderante sua maggioranza il ceto dei signori, che reggeva lo stato, vedeva, in generale, con avversione, gli atti degli speculatori, e non solo si conduceva nelle province con maggiore onestà e onoratezza di questi uomini di finanza, ma spesso metteva un argine ai loro abusi; senonchè in grazia dei frequenti cambiamenti dei supremi magistrati romani e dell'inevitabile diversità del modo di amministrare la giustizia, riuscivano spesso vani gli sforzi di porvi un freno.
      18. L'assalto capitalistico all'agricoltura. I Romani ben comprendevano, ciò che non era difficile a comprendere, che cioè si trattava di dare un altro indirizzo a tutta l'economia nazionale e non di sorvegliare questa speculazione per mezzo della polizia.
      Pertanto gli uomini della tempra di Catone, col consiglio e coll'esempio, stimolavano l'incremento dell'agricoltura. «Quando i nostri padri», dice Catone nella suaccennata prefazione, «facevano l'elogio di un valent'uomo, essi lo lodavano per essere stato un agricoltore di merito ed un abile economo: era questa la massima lode che gli si potesse fare. Riconosco le qualità d'energia e di diligenza del mercante, ma le sue speculazioni sono troppo esposte ai rischi ed agl'infortuni. Dagli agricoltori, viceversa, provengono i più valorosi ed i più robusti soldati; nessuna è tanto sicura, a nessuno essa riesce odiosa; coloro che vi si dedicano, vanno per lo meno esenti da cattivi pensieri».


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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