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      Polibio, invece, colla sua quasi triviale assennatezza, ammonisce i suoi compatrioti sul vantaggio politico di tale fede e li avverte che lo stato non può comporsi soltanto di uomini savi, e che simili cerimonie sono assai opportune per la moltitudine.
      Ma se in Italia c'era ancora una religione nazionale, ciò che nell'Ellade era da lungo tempo un soggetto archeologico, essa però già visibilmente cominciava a degenerare in teologia.
      L'incipiente torpore della fede non si manifesta forse in nessun caso così evidente quanto nelle cambiate condizioni economiche del culto e del sacerdozio.
      Il pubblico servizio degli dei diveniva non solo sempre più prolisso, ma quello che più contava, sempre più dispendioso. Ai tre collegi antichi degli auguri, dei pontefici e dei conservatori degli oracoli fu nel 558=196 aggiunto un quarto, quello dei tre banchettatori (tresviri epulones) coll'unico importante scopo di sopraintendere ai banchetti degli dei.
      È giusto che banchettino non solo gli dei, ma anche i loro sacerdoti; ma per ciò non occorrevano delle nuove istituzioni poichè tutti i collegi si occupavano con zelo e con devozione dei loro banchetti.
      Oltre ai pranzi sacerdotali v'erano anche le immunità sacerdotali.
      I sacerdoti reclamavano persino, in epoche di gravi tribolazioni, il diritto d'esenzione dalle pubbliche gravezze, e soltanto dopo molte spiacevoli controversie si adattarono al pagamento delle imposte arretrate (558=196).
      La religione diventava un articolo sempre più dispendioso tanto per la repubblica quanto per l'individuo.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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