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      Di maggiori conseguenze fu invece in Roma la diffusione delle dottrine di Epicarmo e di Evemero.
      La filosofia poetica, che i pitagorici più recenti avevano estratto dagli scritti del vecchio poeta comico siciliano Epicarmo da Megara (verso l'anno 280=474), o, per dir meglio, che avevano diffuso, almeno in gran parte, sotto il suo nome, vedeva negli dei della Grecia sostanze naturali, in Giove l'aria, nell'anima un atomo solare, e così via; questa filosofia naturale aveva una certa affinità nei suoi tratti fondamentali con la religione romana, ed era adatta a minare le fondamenta della religione nazionale per trasformarla in allegorie.
      Un'analisi storica della religione fu suscitata dalle memorie sacre di Evemero da Messene (circa il 450=304), le quali sotto forma di narrazione dei viaggi fatti dall'autore nei meravigliosi paesi stranieri, vagliavano, con una critica profonda e documentata, le notizie che allora correvano sulle cosiddette divinità, venendo alla conclusione che mai vi furono, nè ora vi sono divinità.
      Per dare un'idea del carattere di questo libro basti dire che la storia di Saturno viene spiegata coll'antropofagia esistente negli antichissimi tempi e abolita dal re Giove.
      Malgrado la sua superficialità e la sua tendenza, e forse appunto per tali caratteri, questa produzione ebbe in Grecia un immeritato successo e, in unione ai sistemi filosofici allora seguìti, concorse a seppellire la morente religione.
      E già la circostanza che Ennio tradusse in latino questi scritti di Epicarmo e di Evemero, notoriamente demolitori, è una prova significativa del pronunciato antagonismo tra la religione e la nuova letteratura.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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