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      Del resto, in quanto al contegno del marito, i suoi sentimenti erano quelli di tutti i paesi ove esiste la schiavitù e considerava quindi la moglie come un male necessario.
      I suoi scritti traboccano d'invettive contro il bel sesso ciarliero, maniaco per le mode, intrattabile. Questo vecchio soleva dire che, «tutte le donne sono moleste ed orgogliose» e che «se gli uomini fossero liberati dalle donne, la loro vita sarebbe meno empia».
      D'altro canto l'educazione dei figli legittimi era per lui un oggetto d'affetto e d'onore; la donna non esisteva ai suoi occhi che per la cura dei figli.
      D'ordinario allattava essa stessa i propri figli, e, se faceva loro suggere il latte delle sue schiave, essa a sua volta, porgeva le mammelle ai bimbi di queste - era questo uno dei pochi tratti in cui si manifesta lo sforzo per mitigare l'istituzione della schiavitù con rapporti umani, cogl'impulsi della maternità e colla fratellanza del latte. Il vecchio generale, permettendoglielo le sue occupazioni, voleva essere presente al bagno e alla fasciatura dei suoi bimbi.
      Egli vegliava con cura religiosa sulla loro innocenza puerile; ed assicura che, così come avrebbe fatto in presenza delle vestali, egli non lasciò mai sfuggire dalle sue labbra, davanti ai suoi figli, una parola meno che onesta, e non abbracciò mai sua moglie in presenza di sua figlia, tranne una volta che essa si era spaventata per un temporale.
      L'educazione di suo figlio è certo la più bella parte della sua molteplice ed onorevole attività.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343