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      Fedele alla sua massima, che un ragazzo dalle guance rubiconde valesse meglio che non uno pallido, il vecchio soldato iniziava egli stesso suo figlio in tutti gli esercizi ginnastici, insegnandogli a lottare, cavalcare, nuotare e tirar di scherma, e a sopportare il caldo e il freddo. Ma egli si accorse altresì che non era più il tempo in cui, per un Romano, fosse sufficiente essere robusto coltivatore e valoroso soldato, e riconobbe la deleteria influenza che doveva avere sull'animo del fanciullo il fatto che, col tempo, avrebbe riconosciuto uno schiavo nel maestro che l'aveva sgridato e punito e che gli aveva imposto rispetto.
      Perciò egli stesso insegnava al ragazzo ciò che soleva apprendere un Romano, cioè leggere e scrivere e conoscere le leggi del paese; e s'affaticò fino agli ultimi suoi anni per impadronirsi della coltura generale degli Elleni, che lo mise in grado di tradurre per suo figlio, nella lingua nativa, quel tanto che di questa coltura riteneva utile ad un Romano. Anche tutti i suoi scritti erano compilati particolarmente per suo figlio, ed egli copiò di proprio pugno e con caratteri grandi e chiari la sua opera storica per uso del figliuolo.
      Il suo modo di vivere era semplice e frugale.
      La sua severa economia non gli permetteva alcuna spesa di lusso. Nessun schiavo gli doveva costare più di 1500 denari (circa L. 1608), nessun abbigliamento più di 100 denari (circa L. 107); in casa sua non si vedevano tappeti, e per lungo tempo le pareti delle camere furono senza intonaco.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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