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      E anche in questo prevalsero le donne; esse riuscirono, malgrado le filippiche di Catone, a far abrogare, dopo conchiusa la pace con Cartagine (559=195), il plebiscito emanato subito dopo la battaglia di Canne (539=215), che loro vietava i gioielli d'oro, le vesti variopinte ed i carri; il loro zelante oppositore non potè fare altro che imporre su questi articoli una forte tassa (570=184). Allora si vide comparire a Roma una quantità di oggetti superflui e nuovi, come per esempio vasellame d'argento elegantemente figurato, letti da mensa montati in bronzo, i cosiddetti manti attalici, tappeti di ricco broccato d'oro, ecc.
      Ma il nuovo lusso si riferiva, prima di tutto, alla mensa. Fino allora i Romani, senza eccezione, avevano mangiato cibi caldi solo una volta al giorno, ora si cominciò a servire vivande calde non di rado anche al secondo pasto (prandium) e pel pasto principale non bastarono più due portate come prima.
      Fino allora erano le donne che accudivano personalmente al forno e alla cucina; e soltanto in occasione di banchetti si assumeva un cuoco di professione, il quale, in simili casi prendeva cura di tutto. Ora cominciò a prevalere una cucina elaborata.
      In tutte le buone case si teneva un cuoco speciale. Divenne necessaria la divisione del lavoro e dal ramo della cucina si staccò la panificazione e la pasticceria - verso l'anno 583=171 si aprirono in Roma le prime botteghe da fornaio.
      Le poesie che si fecero sull'arte culinaria con lunghe liste dei migliori pesci e dei migliori frutti di mare, trovarono i loro lettori; e la teoria non bastò. A Roma si cominciarono ad apprezzare le prelibate specialità straniere, così le sardelle del Ponto, il vino della Grecia; la ricetta di Catone per dare al comune vino locale il profumo del vino di Coo non sarà stata di grave danno ai mercanti di vino in Roma.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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