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      E così pure agl'impresari delle feste in Roma non conveniva incontrare forti spese per decorazioni e meccanismi. La scena attica presentava, d'ordinario, una via con alcune case in fondo e aveva decorazioni fine; ma oltre a diversi altri apparati, v'era anche un meccanismo col quale si spingeva innanzi, sulla scena principale, una scena più piccola che rappresentava l'interno di una casa.
      Però il teatro romano non possedeva questo congegno sussidiario, e non si deve perciò biasimare il poeta romano se tutto, persino il parto, avveniva in istrada.
      12. Risultato estetico. Tale era la commedia romana del sesto secolo.
      La maniera con cui gli spettacoli greci si portarono a Roma, ci offre un prezioso mezzo di paragone storico per misurare il diverso grado di coltura delle due nazioni; ma sotto il punto di vista estetico e morale, se l'originale non raggiungeva una grande elevatezza, la copia ne era molto inferiore.
      La classe del popolino era in Roma una classe trascurata ed eterogenea, priva di ogni delicatezza, a cui non interessava la fine rappresentazione dei caratteri e perciò la commedia non s'appoggiava più sulla realtà, ma le persone e le situazioni sembravano messe insieme arbitrariamente come in un mazzo di carte. L'originale era un quadro della vita, l'imitazione una caricatura.
      Con una direzione capace di annunziare un agone greco a suon di flauto, con cori di danzatori, con tragedi, con atleti, e di mutarlo poi in una bastonatura, con un pubblico, il quale, come lamentano anche poeti d'età meno remota, abbandonava in massa il teatro per accorrere allo spettacolo dei pugilatori, dei funamboli e persino dei gladiatori, i poeti romani, che erano mercenari di bassa condizione sociale, dovevano più o meno adattarsi, contro le proprie convinzioni e contro il loro buon gusto, alla dominante frivolezza e rozzezza.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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