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      Ennio che, sebbene non fosse il migliore, certo fu il più influente poeta del sesto secolo, non era latino di nascita, ma semi-greco; originario della Messapia, ebbe coltura ellenica, si stabilì a 35 anni a Roma, ove prima visse come straniero domiciliato e, dopo il 570=184, come cittadino, in condizioni economiche ristrette, aiutandosi col dar lezioni di latino e di greco e col ricavo delle sue composizioni teatrali, e supplendo al resto colle elargizioni di quei grandi di Roma, i quali, come Publio Scipione, Tito Flaminino, Marco Fulvio Nobiliore, erano propensi al moderno ellenismo ed a ricompensare il poeta cortigiano che cantava le loro lodi e quelle degli avi loro, e che talora li accompagnava anche nelle battaglie quasi come poeta destinato a celebrare in anticipazione le loro gesta.
      Egli stesso ha descritto con eleganza le qualità richieste a fare un buon cliente(77).
      Facilitato dalle vicende della sua vita fortunosa e varia e dalla sua origine, seppe appropriarsi i caratteri delle nazionalità, in mezzo alle quali viveva, la greca, la latina e persino l'osca, senza però darsi a nessuna; e se l'ellenismo, presso i poeti romani anteriori, fu piuttosto la conseguenza della loro vocazione poetica che uno scopo di cui avessero consapevolezza, e se essi, appunto perciò, avevano, anche ellenizzando, tentato di porsi su un terreno nazionale, Ennio, al contrario, conosce con singolare chiarezza la sua tendenza rivoluzionaria ed è chiaro che si sforza di mettere, con ogni mezzo, in voga presso gl'Italici le idee neoelleniche.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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