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      Questa opposizione contro la coltura dell'epoca e contro l'ellenismo allora in voga, era abbastanza giustificata; ma Catone non si rese per questo colpevole di un'opposizione ad oltranza contro la coltura e contro l'ellenismo in generale. Anzi, tanto maggior merito spetta al partito nazionale in quanto anch'esso comprese con molta chiarezza la necessità di creare una letteratura latina e di servirsi a tale scopo della stimolante influenza dell'ellenismo. L'intenzione di questo poeta era solo d'impedire che la letteratura latina, fosse modellata sulla greca, ed imposta alla nazione romana; egli voleva invece che la coltura romana, fecondata dalla greca, si sviluppasse conformemente al proprio genio nazionale.
      Con un istinto profondo, che testimonia la sagacia degli individui quanto il genio robusto di quest'epoca, si riconobbe che nel caso di Roma, posta l'assoluta mancanza di un primitivo ed originale mondo poetico, l'unico elemento per lo sviluppo d'una propria vita intellettuale era la storia. Roma era uno stato, e tale non era la Grecia; ed a questo potente sentimento è dovuto tanto l'audace tentativo fatto da Nevio di riuscire, per mezzo della storia, ad una epopea romana e ad un teatro romano, come pure la creazione della prosa latina per opera di Catone. Certo, lo sforzo di sostituire agli dei e agli eroi della leggenda i re e i consoli di Roma rassomiglia all'audacia dei giganti di dare la scalata al cielo innalzando pietra sopra pietra; senza un mondo mitologico non c'è un'epopea antica e un dramma antico, e la poesia non conosce i surrogati.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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