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      (94) Nell'edizione Dall'Oglio 1962 manca «il Vangelo» [Nota per l'edizione elettronica Manuzio].
      (95) Di questi Greci, dice egli a suo figlio Marco «dirò in luogo opportuno ciò che appresi in Atene sul loro conto; e voglio dimostrare che è utile leggere i loro scritti, ma non studiarli. È una razza guasta e non governabile - credimi, ciò è vero come un oracolo; e se quel popolo ci portasse la sua educazione, esso guasterebbe tutto e più particolarmente se ci mandasse i suoi medici. Essi hanno giurato di uccidere con le medicine tutti i barbari; ma se le fanno anche pagare per acquistar fiducia e rovinarci facilmente. Essi ci chiamano barbari, anzi ci oltraggiano col nome ancor più ingiurioso di Opici. Anatema dunque ai medici, ciò ti serva di regola». Catone, nel suo zelo, ignorava che il nome di Opici, il quale nella lingua latina aveva un significato spregiativo, nella greca è affatto indifferente, e che i Greci erano pervenuti nel modo più innocente a designare con quel vocabolo gli Italici.
      (96) Plauzio appartiene a quest'epoca o al principio della seguente, poichè l'iscrizione apposta ai suoi quadri (PLIN., H. n., 35, 10, 115), essendo in esametri, non può essere più antica di Ennio, e il dono della cittadinanza ardeatina deve essere stato fatto necessariamente prima della guerra sociale, in seguito alla quale Ardea perdette la sua indipendenza.
      (97) [L'autore si riferisce evidentemente all'epoca di cui si parla]. (Nota del traduttore).


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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