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      Il riflesso è giustissimo: ma ecco dunque una tazza coronata di fiori, e una tazza piena di vino, precisamente come quella dell'Agiricoltore delle Georgiche. Se ciò è realmente ridicolo in mano di questo, come mai si può supporre che lo sia meno in mano d'Anchise? Perchè il Traduttore, il quale ha sì ben capito nelle Georgiche quanto sia assurdo il supporre, che si possa coronare di fiori una tazza piena di vino, lo dissimula egli nell'Eneide? Ciò non avrebbe dovuto fargli nascere qualche dubbio sopra il significato, che egli dà, dopo tanti altri, alla parola Crater? Prima d'intraprendere la traduzione di Virgilio egli lo aveva senza dubbio letto più d'una volta tutto intero, e particolarmente il bell'episodio di Eurialo e Niso. Egli avrà certamente osservato, che l'idea, che vi è rappresentata del Crater, non può in conto alcuno combinarsi con quella, che noi abbiam d'una tazza. Quindi abbandona egli qui tale idea, ed il Crater non è più una tazza, ma un gran Vaso, con cui Reto spaventato dalla strage, che faceva Eurialo, coprivasi per non andar soggetto alla medesima sorte. L. 9. v. 346.
      Sed magnum metuens se post cratera tegebat.
      Perchè il Crater, che è in questo luogo un Vaso bastantemente grande onde un uomo possa coprirsene, o piuttosto, come avrebbe bisognato tradurre, per nascondersi dietro, nel medesimo senso che il post carecta latebas della terza Egloga; perchè questo Crater, diceva, diventare nelle mani d'Anchise una gran Tazza essendo particolarmente nell'uno, e nell'altro passo caratterizzato col medesimo epiteto magnum Cratera?


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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