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      AMBRA. I più antichi autori, che abbiano parlato dell'ambra, sono Eschilo, ed Erodoto. I Romani ne facevano ogni sorte di ornamenti, che rallegrando l'occhio solleticavano l'odorato. Presso loro un pezzo d'ambra notabile per la sua grossezza, o per qualche singolare accidente, non avea prezzo. Al tempo di Plinio l'ambra era ś comune nella parte d'Italia, che è al di là del Po, che le contadine medesime ne portavan de' vezzi non tanto come ornamento, quanto come preservativo, e rimedio ai mali di gola. I Greci, che tiravano l'ambra da quelle contrade, credevano che la Natura la producesse sulle rive dell'Eridano, o del Po; ed i loro Poeti immaginarono che fossero le lagrime delle sorelle di Fetonte cangiate in pioppi.
      AMBURBIALE. Nome, con cui chiamavasi la vittima, che si conduceva in pompa attorno ad una città, avanti d'immolarla. Il sacrifizio chiamavasi Amburbium.
      AMFICEFALO. Era un letto a due capezzali opposti l'uno all'altro, e grandi in proporzione. Nel Basso Impero ne furono fatti di quelli, che avevano fino a quattro anaclinterioni o capezzali, e che erano d'esorbitante grandezza, poichè ciascuno di questi letti era come una unione di quattro letti, ne' quali i piedi venivano ad essere riuniti come in un sol punto(3)
      AMFIDROMIA. Era una specie di festa, che celebravasi particolarmente in ogni casa il quinto giorno dopo la nascita d'un figlio. Consisteva questa nel prendere il neonato, e nel correre, tenendolo in braccio, intorno al focolare ed agli Dei Lari. Tutti quelli della casa facevano de' piccoli doni in occasione di questa cerimonia, quale ordinariamente terminava con un convito.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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