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      APOTEOSI. Era questa una cerimonia, colla quale gli antichi Romani mettevano nel numero degli Dei del Paese (Indigenes) coloro, che credevano esser degni di tale onore, o piuttosto quelli, che una vile adulazione voleva inalzar fino a questo punto. Ecco quanto praticavasi pił comunemente.
      Da principio si ordinava un lutto universale accompagnato da alcune cerimonie particolari.
      Si faceva dipoi aria Immagine di cera, che rappresentava colui, ch'era il soggetto dell'Apoteosi, e si poneva sull'ingresso del Palazzo sopra un letto d'avorio, di cui la coperta era di drappo d'oro. A sinistra stavano seduti i Senatori in corpo con vesti nere, ed a diritta le Dame in abiti bianchi, semplici, senza gioje, nč alcun altro ornamento. La funzione durava sette giorni; ed in questo tempo i medici si portavano presso l'Immagine, e come se quello, rappresentato fosse tuttora in vita, dichiaravano che il di lui male aumentava, e che non avevano pił speranza. Gli astanti gittavano de' sospiri, che raddoppiavano a misura che veniva loro detto che il pericolo s'accresceva. Finalmente i medici dichiaravano che era morto; ed allora i pił giovani de' Senatori e dei Cavalieri Romani trasportavano il Letto sulle spalle, e traversando la via detta Via Sacra, lo collocavano nell'antico Forum, ove i Magistrati erano soliti di dimettersi dalle loro funzioni, spirato che n'era il termine. Nelle due parti laterali della piazza vi erano due palchi, di cui uno conteneva de' giovinetti, e l'altro delle fanciulle, gli uni e le altre spettanti a personaggi distinti che in un tuono lugubre cantavano degl'Inni in onore del morto.


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Dizionario compendiato di antichitą
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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