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      I Beozj avevano un rito molto singolare, che riguardavano come un sagrifizio d'espiazione per le genti di guerra.
      Consisteva questo nel tagliare una canna in due parti, mettendo quella, ov'era la testa, a diritta, e la parte posteriore a sinistra di quella strada, per cui facevano sfilare le loro truppe. Dopo tal superstiziosa cerimonia i militari credevansi purificati e non sottoposti ad alcun danno; ma fra tutti i popoli della terra i Romani sono stati i più esatti a ricorrere alla Divinità, sia nel cominciamento delle lor guerre, sia nei gravi pericoli, cui si trovarono esposti, sia dopo i loro felici successi; dimodochè non attribuivano la gloria delle loro armi se non alla cura, che si erano data di rendere ai loro Dei questo culto.
      Fa maraviglia il sentire qual'era il carico degli antichi Soldati Romani in marcia. Oltre le armi, che erano scudo, spada, ed elmo, e che non curavano più del peso delle spalle, delle braccia, delle mani (poichè dicevano che le armi sono le delle membra di un soldato), portavano inoltre dei viveri per più di 15. giorni, un grosso puntone che doveva servire pe'l trinceramento del campo, e diverse cose per loro uso particolare. Ciò che è più da stupire ancora si è, che un'armata composta di soldati caricati di un peso sì enorme faceva niente dimeno una marcia di 20. miglia il giorno, cioè a dire sei leghe almeno. Tale era parimente presso a poco la marcia delle Armate Greche. Alla testa delle Romane Legioni il Console, ed anche il Dittatore marciavano a piedi; poichè la più gran forza dei Romani consistendo nell'Infanteria, si credè che il Generale dovesse stare alla testa dei battaglioni senza mai abbandonarli.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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