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      Allora uno dopo dell'altro gettava in aria più alto che mai poteva il vino rimasto nella tazza, e procurava di farlo con tanta destrezza che quel poco di vino potesse cadere ppunto in uno de' piccoli bacini sospesi, e lo facesse inclinar di tanto quanto bastava a toccare la sommità del manis, e così fortemente che ne provenisse un suono. Secondo che quel suono era più o meno forte, se ne traevano, relativamente ai piaceri, angurj più o men favorevoli. Il premio del vincitore era per lo più una focaccia, o qualche pezzo di pasticceria fine, e sovente, secondo la compagnia, il diritto di baciar la persona che voleva. Tra le diverse altre maniere di giuocare il Cottabio ve n'era una molto usitata, e che luogo avea ne' conviti. Alle frutte si faceva portare un gran bacile pien d'acqua, sul quale ponevansi altri piccoli bacini, che galleggiavano. La destrezza del giuocatore consisteva allora, nel gettar in aria il vino, che restava nella tazza, e di fare in modo che cadesse tanto forte in uno di quei piccoli bacini, non solo da formare un suono da cui si potessero trarre auguri simili a quelli del giuoco grande, ma ancora da precipitare il bacino in fondo al grande, che era pien d'acqua. Oltre a ciò in quel modo di giuocare al Cottabio vi era una particolarità, cioè, che ciascuno dei piccoli bacini portava un segno presso a poco simile a quello dei dadi; il che faceva rassomigliare questo giuoco ad una specie di lotto; e secondo il segno o numero del piccolo bacino, che andava a fondo, il giuocatore guadagnava più o meno pezzi di pasticceria ec.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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