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      Che Navi eran dunque mai quelle, che si portavano a trainar per le strade! Vi ha di più. La fragilità di queste Navi era tale che non si ardiva porle in Mare se non che nella bella stagione. Alla fin della Estate si tiravano a terra, e si rinchiudevano fino a Primavera con una cura quasi eguale a quella, con cui conserviamo gli agrumi durante l'Inverno (V. Navi).
      FOGNE o Cloache. Roma avendo nel suo recinto diverse Colline, le acque delle pioggie e delle fontane, dopo d'avere inondato le strade e le piaze situate alle fatlde di quei Colli, vi formavano degli ammassi di fango e d'altre immondezze, da cui uscivano esalazioni, che infettavano l'aria, e producevano frequentissime malattie. Tarquinio Prisco immaginò il progetto di liberar la Città di tale inconveniente, e renderla così più salubre. A quest'effetto fece costruire certe volte o mine sotterranee così salde che a tempo di Plinio, vale a dire dopo più di 650. anni, non si vedevano quasi punto danneggiate. Si dividevano in più branche o diramazioni, che dopo d'aver percorsi tutti i Quartieri della città, andavano finalmente tutte a metter capo nella Piazza pubblica alla Gran Chiavica detta Cloaca Maxima, la quale in seguito per un solo canale andava a scaricarsi nel Tevere. Queste volte erano larghe sedici piedi e alte tredici. Di distanza in distanza erano state lasciate in alto alcune aperture o bottini chiusi, dai chiusini dei quali, alzati che fossero, si gettavano le immondezze al di dentro. La copia incredibile delle acque, che veniva portata a Roma, e il gran numero degli Acquidotti, che si scaricavano in queste ampie fogne, unitamente all'acque di altri ruscelletti o rigagnoli, che vi si facevano a bella posta passare, facevano sì che le materie non vi restassero lungamente ferme; e così tutto era prontamente trasportato nel Fiume.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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